Sogno di un pomeriggio di metà dicembre… ovvero il magico incontro tra vino e birra

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10/04/2014 di movimentobirra

click to enlargeMi capita spesso, degustando un bicchiere di buon vino, che la mente vaghi a ritroso, alla ricerca di inevitabili comparazioni con esperienze sensoriali vissute in passato. Penso che sia una deformazione mentale tipica di qualsiasi enoappassionato.

Ci sono però esperienze, coincidenze, incontri, destinati a modificare radicalmente il proprio modo di vedere le cose.

Ed è proprio di uno di questi incontri che vi voglio parlare.

È una domenica pomeriggio, Natale è alle porte. Sorseggiando nel dopopasto un calice di SOLOS VERNATSCH 2012 della Kellerei Kaltern (vino biodinamico certificato), inizio a pensare che questo colore rubino vivace, il profumo fruttato, la tannicità leggera, ma evidente e il retrogusto amarognolo, di mandorle amare, mi ricordano qualcosa che ho assaggiato di recente.

…ma cosa?

Ecco l’illuminazione! Una sorta di folgorazione sulla via del Pajottenland. L’accostamento immediato è con il capolavoro color rubino di Cantillon, che ho scoperto poche settimane orsono grazie al grande Kuaska, al corso di degustazione birre del Barbaresco di Legnano.

Nonostante sia domenica pomeriggio, corro da Matteo a recuperare una bottiglia di KRIEK 100% LAMBIC BIO di Cantillon (per fortuna al Barbaresco si può fare anche questo!). Rientro in fretta a casa, impaziente di cimentarmi nella più improbabile delle degustazioni comparate.

So bene di addentrarmi in due mondi talmente distanti da essere inconciliabili! Il vino, ammantato di un alone mistico, derivante da un intreccio impalpabile di cultura, geologia, clima, tradizione, territorio e mistero, e la birra, semplice, immediata, genuina e popolare, priva delle esagerazioni e dei rituali tipici del mondo enologico.

Cercare di accostarli, sarebbe come convincere un loggionista della Scala a presenziare ad un concerto dei Modà.

click to enlargeEppure, di fronte ai due calici, questo presunto divario appare talmente paradossale da far ridere di gusto! È possibile che il problema reale risieda esclusivamente nell’immaginario associato a queste due bevande?

In effetti, all’atto pratico, la birra, considerata così semplice e “povera”, richiede un processo di lavorazione molto più complicato da un punto vista tecnico, si avvale di strumenti scientifici spesso più sofisticati e ha una complessità in molti casi maggiore rispetto al vino. Eppure è comunemente concepita come una bevanda “inferiore” rispetto al nettare di Bacco.

No! Non può essere! …non posso credere che una birra ambisca ad avere lo stesso livello qualitativo del vino!

…e giù un altro calice! Un sorso di vino… e uno di lambic…

Fino a quando, la mente obnubilata dalle riflessioni filosofiche e dall’alcol, decido di “ascoltare” direttamente le mie compagne di avventura.

Entrambe mi parlano, con malcelata nostalgia, della loro terra di origine. La Vernatsch racconta il suo legame “radicale” con le colline di Caldaro, il suo passato di vitigno altoatesino per eccellenza, dell’inarrestabile declino e della meritata “rinascita” dei nostri giorni. La Kriek sembra narrare la flora microbiologica che, a quanto dice, si può riscontrare solo nella sua “soffitta”, nel comune di Anderlecht, in un ambiente fatato dove ogni singolo insetto, lievito o batterio contribuisce ad ottenere questo prodotto sorprendente.

È incredibile come i produttori di entrambe abbiano saputo farsi semplici intermediari tra la natura e il fruitore finale, riuscendo comunque ad esprimere in queste bevande l’estensione della propria personalità! Certo, lasciare che la natura faccia il suo corso comporta sempre un bel rischio in termini di proprietà organolettiche e di costanza qualitativa! Lo sanno bene entrambi. Basta un batterio in più o un lievito indesiderato per compromettere l’aroma di questo vino ed un microrganismo in meno per modificare il carattere di una birra come questa.

click to enlargeDa quanto mi raccontano, la distinzione tra birra e vino, basata sulla differente complessità dei due prodotti, appare ancor più paradossale! Il lambic Kriek ha un processo di produzione ed affinamento davvero complesso! Fermentazioni alcoliche, infezioni batteriche, macerazioni di frutta ed affinamenti prolungati in botti di rovere. Questo vino, invece, è stato concepito con l’intento di interferire il meno possibile con i fenomeni naturali spontanei, mantenendo, anche in questo caso, un materiale naturale come il legno, per il processo di affinamento.

Mi torna alla mente una definizione del lambic, immaginato come anello mancante tra la birra ed il vino. Il lambic…l’alfa e l’omega della birra. Così ancestrale e allo stesso tempo tecnicamente ed organoletticamente complesso!

E mi rendo conto di quanto siamo culturalmente limitati, ogni qualvolta ci barrichiamo dietro stereotipi e preconcetti, ignorando che ciò che vale davvero la pena di fare, alla fine dei conti, è semplicemente “divertirsi a conoscere”.

Vino e birra concorrono, in maniera complementare e paritaria – proprio come gli anelli di un’unica catena -, ad affrontare gli argomenti esistenziali della giusta misura e della felicità, intesa come esperienza di un “bene” cui ogni uomo sembra irrevocabilmente destinato ad ambire. E allora non posso che auspicare un simposio (SYN: insieme e POSIS: bevanda) in cui il concetto di “insieme” non indichi solo un’unione conviviale di persone, magari arroccate su posizioni campanilistiche e stereotipate, ma anche la convivenza florida e fruttuosa tra due bevande così ricche di storia, tradizione e cultura.

La vita è troppo breve per ignorare una delle due.

Gabriele Rampinini

1 thoughts on “Sogno di un pomeriggio di metà dicembre… ovvero il magico incontro tra vino e birra

  1. tempodaluppoli ha detto:

    “La vita è troppo breve per ignorare una delle due”: pienamente d’accordo.

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